Catenaccio all’italiana: la criptonite del SuperBarça

Barcellona Calcio, logoTre indizi fanno una prova: l’Inter nel 2010, il Chelsea lo scorso anno e mercoledì sera il Milan, hanno dimostrato che l’unico modo per battere la macchina quasi perfetta dei blaugrana è ricorrere all’antico modulo del catenaccio.

Ebbene i numeri dicono che nonostante l’estenuante possesso palla del Barcellona, è stato il Milan ad avere le occasioni migliori giocando, come si suol dire, di rimessa.

Infatti gli undici di Roura (che sostituiva Vilanova) sono rimasti “intrappolati” nella gabbia preparata da Allegri, creando pochi problemi al portiere rossonero Abbiati.

Insomma una ricetta tutta italiana introdotta da Nereo Rocco più di mezzo secolo fa, utilizzata poi anche dall’Inter di Helenio Herrera per arrivare fino ai giorni nostri.

Non è un caso, infatti, che alla guida del Chelsea vittorioso sui catalani nel 2012, ci fosse l’italiano Di Matteo. Si tratta di un modulo talmente italianizzato che la parola “catenaccio” resiste alla traduzione anche nelle lingue straniere.

Attenzione però a non giungere alla frettolosa conclusione che questa tattica abbia sempre la meglio sul bel gioco. Infatti la storia di questo sport ci insegna che spesso sono gli episodi a decidere gli incontri e non c’è nulla di empirico o di matematico, altrimenti non ci sarebbe nemmeno bisogno di scendere in campo.

Tuttavia speriamo che mister Allegri abbia fatto bene i suoi calcoli in vista della gara di ritorno al Camp Nou, per centrare così una qualificazione insperata fino a una settimana fa.




Articolo scritto da: Gianluca Ferri
Pubblicato il: 25 Febbraio 2013
Categoria: Champions League
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